Meta, Facebook e IA: come bloccare l'addestramento degli algoritmi generativi e difendere la tua privacy
Da oggi, hai il potere di bloccare l'uso dei tuoi dati da parte di Meta per l'addestramento della loro Intelligenza Artificiale (IA).
Il gigante dei social infatti, ha da poco introdotto un nuovo sistema che ti consente di escludere le tue informazioni personali dall'essere utilizzate per l'addestramento dei loro algoritmi. Per rispondere alle preoccupazioni degli utenti sul modo in cui i modelli linguistici gestiscono i loro dati personali, Meta ha inserito nuove opzioni di controllo che ti permettono di decidere di non includere le tue informazioni nel processo di addestramento della loro intelligenza artificiale. Basta compilare un modulo, per opporsi al trattamento dei dati in possesso di terzi utilizzati per l'addestramento dei modelli di intelligenza artificiale generativa.
Questo significa che, se hai preoccupazioni sulla sicurezza delle tue informazioni, ora hai una soluzione per proteggerle, ma a quale costo? Quali sono le implicazioni?
La protezione della nostra privacy ha un prezzo, ed è innegabile: ci troviamo in un momento cruciale della nostra relazione con la tecnologia, un vero punto di svolta, un momento che richiede una seria riflessione.
Fino a pochi anni fa i nostri dati erano comunque processati in modo digitale, ma pochi lo sapevano e se ne rendevano conto, fino a quando sono iniziati ad emergere i primi scandali come quelli che hanno coinvolto l’ex tecnico della CIA e membro della NSA Americana Edward Snowden, che rivelò programmi di sorveglianza di massa e il caso Cambridge Analytica, una società di consulenza britannica il cui nome è divenuto celebre a seguito di uno scandalo connesso alla gestione dei dati per influenzare le campagne elettorali: eventi che ovviamente hanno suscitato un clamore tale da far aprire gli occhi ai cittadini sui processi che si nascondono dietro il mondo digitale.
La consapevolezza dell'importanza di proteggere i propri dati online ha continuato a crescere, culminando con l'entrata in vigore del Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) e, aziende del calibro di Alphabet (Google), Meta e Microsfot, che sembravano intoccabili, sono state costrette a rispettarlo, subendo anche multe milionarie, proprio perché sono state colte a gestire i dati dei loro utenti senza rispettare le leggi in vigore (ovviamente per aumentare i loro introiti già immensi!).
Oggi, con l’introduzione di varie Intelligenze Artificiali, in grado di immagazzinare ed elaborare miliardi di informazioni in tempo record, rese disponibili ad un pubblico di massa, siamo giunti all’apice della vicenda, ponendoci tutti, come dicevo, davanti ad un difficile punto di svolta.
Infatti, se da una parte le Intelligenze Artificiali ci garantiscono dei vantaggi incredibilmente utili in ogni ambito, dalla salute, all’industria, fino alla vita di tutti giorni aiutandoci a scrivere testi interessanti e godibili e a creare immagini stupefacenti con poco sforzo, non si possono però trascurare gli svantaggi tra cui:
LOOP AUTOREFERENZIALE
Da quando sono stati resi disponibili a tutti i servizi di IA il web si sta riempiendo di contenuti non più originati direttamente dalla creatività umana ma da algoritmi software che la prendono come input e la elaborano per trasformarla in qualcosa che sì, risulta estremamente leggibile, se si tratta di testo, o visivamente attraente e interessante, se si tratta di immagini: ma il rovescio della medaglia sapete qual è?
1) Se online si trovano solo contenuti elaborati dalle IA, le IA che si “nutrono” dei contenuti online per crescere e migliorarsi, si ritroveranno a “cibarsi” delle loro stesse creature in un ciclo senza fine... con quale risultato?
2) Se online si trovano solo contenuti elaborati dalle IA, non potrebbe esserci il rischio che alla fine ci si ritrova con un livellamento continuo e un appiattimento generale, che ci porta inevitabilmente a navigare in un mare oramai standardizzato dove le isole che visitiamo, se pur belle e intriganti, sono tutte uguali e quindi “sterili” e senza “anima”?
ECCESSIVA SEMPLIFICAZIONE
È noto che le persone con capacità cognitive limitate tendono a compiere solo azioni semplici, mentre i risultati significativi raggiunti dall'umanità derivano dalla gestione delle complessità, una spiegazione fornita dalla scienza stessa: quando ci troviamo di fronte a una situazione nuova, dopo averla vissuta, il nostro cervello apprende. Gli esperti in neuroscienze hanno scoperto che uno stimolo ripetuto può attivare un gene specifico che promuove la formazione di nuove connessioni tra i neuroni sensoriali e quelli motori. Questo processo costituisce la base biochimica dell'apprendimento.
Se ricordiamo ciò che abbiamo letto finora, è perché il nostro cervello è ora leggermente diverso da quando abbiamo iniziato la lettura. Questo meccanismo si ripete costantemente fin dai primi istanti della nostra vita. L'utilizzo del cervello ne modifica costantemente l'architettura, contribuendo a creare le differenze individuali.
Affrontando situazioni nuove e complesse, sviluppiamo progressivamente le nostre capacità cognitive, diventando individui più intelligenti: possiamo quindi affermare con sicurezza che la complessità rappresenta un'opportunità importante per l'essere umano.
Tuttavia, cosa succederebbe se, per qualche motivo, la complessità scomparisse improvvisamente dalla nostra vita e tutto diventasse estremamente semplice? Ad esempio, se potessimo risolvere qualsiasi problema rivolgendoci a un dispositivo elettronico che ci fornisse una soluzione immediata a qualsiasi domanda? Quali sarebbero gli effetti sul nostro cervello se vivessimo in un mondo in cui la tecnologia semplificasse ogni aspetto della nostra esistenza?
Forse non dovremmo aspettare a lungo per scoprirlo, poiché è proprio ciò che sta accadendo oggi!
Mentre gli adulti attuali hanno vissuto una parte della loro vita in ambienti meno tecnologici, il che può mitigare in parte gli effetti negativi, i giovani crescono in un mondo ad "altissima densità tecnologica": questa situazione potrebbe presentare notevoli sfide, ed è importante comprendere il motivo e le inevitabili conseguenze.
EFFETTI SUL MONDO DEL LAVORO
Se da una parte i datori di lavoro possono dirsi soddisfatti per i vantaggi che offre loro l’Intelligenza Artificiale, grazie all’abbattimento dei costi dovuto al licenziamento di quei dipendenti che possono essere tranquillamente sostituiti da algoritmi molto più instancabili ed efficienti, e alla maggiore velocità di esecuzione... dall’altra parte i lavoratori, soprattutto quelli più vulnerabili, ne subiscono le dure conseguenze.
Non a caso, mano a mano che la tecnologia in ambito IA progredisce, aumentano le notizie di grandi multinazionali (ma anche aziende più piccole) che licenziano in massa una grande quantità di persone, che si ritrovano di punto in bianco senza nessuna forma di sostegno, visto che le misure adottate dal Governo sono esigue, il reddito di cittadinanza è stato abolito, e il reddito di base universale europeo stenta a diventare realtà (purtroppo la proposta di iniziativa popolare europea è stata pure respinta!).
La conseguenza logica è che molti, pur di non dover vivere di stenti, accettino qualsiasi tipo di lavoro, e si ritrovino per assurdo a dover competere proprio contro quegli stessi algoritmi che sono stati la causa del loro licenziamento: è il caso ad esempio dei rider.
Sotto questo punto di vista, questa tipologia di lavoratori è emblematica: infatti non solo non vengono assunti, e sono quindi senza diritti e le tutele legali del caso, ma sono anche costretti ad accettare le decisioni prese dall’algoritmo che di volta in volta gli presenta una ordinazione con il ricatto che se non vengono seguite le indicazioni, rispettando i tempi e i modi, indipendentemente dalle condizioni meteo o di salute, il rischio concreto è quello di finire in fondo alla lista e non ricevere più commesse e quindi lo stipendio per sopravvivere: in definitiva, o impari a robotizzarti... o muori!
Da non sottovalutare anche il fatto che l’IA per esistere e funzionare attinge ai contenuti sul Web, contenuti che ovviamente sono stati ideati e creati da lavoratori, esseri umani che non solo si vedono sfruttare le opere del loro ingegno senza ottenere in cambio nessun compenso, ma allo stesso tempo rischiano anche il posto perché tanto “ora c’è l’IA che lo fa meglio, più velocemente, non ha bisogno di fare pause e non è iscritta a nessun sindacato”.
CONCLUSIONE
Ho iniziato il mio articolo facendo presente che finalmente Meta ha messo a disposizione dei propri utenti una funzione che permette di negare l’uso dei propri dati e contenuti per alimentare la propria IA generativa: ma qual è il costo e quali sono le implicazioni se neghiamo alle intelligenze artificiali di sfruttare i contenuti creati dagli esseri umani?
Fino a che punto è più importante difendere la proprietà intellettuale, il frutto del proprio ingegno, i propri dati personali rispetto a rallentare, se non addirittura fermare, la crescita di una intelligenza che, seppur artificiale e ancora “in fasce”, sta dimostrando al mondo di essere uno strumento dalle potenzialità che ad oggi, sono inimmaginabili?
Sinceramente io una risposta certa non ce l’ho e sono terribilmente combattuto sul da farsi... tu cosa ne pensi?